Tutto ciò che l'uomo ha di più nobile sta al fuori dell'umano potere, e non può essere dato né tolto. Questo universo, del quale la natura non generò nulla di più grande e di più bello, e l'animo che lo contempla e lo ammira, e ne è in pari tempo la parte più splendida, sono beni perennemente nostri, e destinati a rimanere con noi finché noi rimarremo. Dunque affrettiamoci, spediti e intrepidi, con passo sicuro, ovunque le circostanze ci conducano, percorriamo fiduciosi qualunque terra: non si può trovare un luogo d'esilio all'interno dell'universo, perché nulla di ciò che è all'interno dell'universo è estraneo all'uomo. Ovunque si può allo stesso modo elevare lo sguardo al cielo, con uguale distanza tutti gli esseri divini si distaccano da tutti gli esseri umani. Dunque, purché i miei occhi non siano distolti dalla meraviglia di cui non sanno saziarsi, purché mi sia concesso di contemplare il sole e la luna e fissare lo sguardo sugli altri corpi celesti, e indagare il loro sorgere e il loro tramontare, e i loro cicli e le origini del loro moto, e contemplare le tante stelle che scintillano sulla volta notturna, alcune immobili, altre circoscritte entro uno spazio limitato, prese ed avvolte nella propria rotazione, alcune pronte a dischiudersi d'improvviso, altre capaci di abbagliare lo sguardo con la loro ardente scia, come se cadessero, o levate a volo per lungo tratto con intensa luce - fin tanto che io mi trovi fra queste meraviglie, e possa avere contatto, per quanto è possibile a un uomo, con gli esseri celesti, finché avrò l'animo sempre proteso verso le sublimi altezze, anelante alla visione di quegli esseri che hanno la sua stessa semenza, che cosa importa quale suolo calpesto?
Seneca
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