I Greci la chiamano "euthymia", io "tranquillità" (né infatti occorre riprodurre e traslitterare le parole nella forma greca: il contenuto in sé, di cui si sta trattando, deve essere espresso con un vocabolo, che deve avere la forza semantica del termine greco, non l'aspetto esteriore).
Seneca - La tranquillità.
Saturday 10 September 2011
Wednesday 3 August 2011
Nunc in sublime allevatos nunc in infima allisos cir***
1. Voi non capite questo e avete un atteggiamento che non si confà alla vostra condizione, come tutti quelli che, mentre siedono oziosi al circo o a teatro, non hanno ancora ricevuto la notizia che la loro casa è in lutto. Ma io, osservando dall'alto, vedo quante tempeste minacciano di rovesciarsi a momenti su di voi con i loro nembi o, ormai vicinissime, stanno per trascinare via voi e le vostre ricchezze. E dunque? Non è forse proprio adesso che, anche se non ve ne rendete conto, un vortice travolge le vostre anime che anche mentre cercano di sfuggire non rinunciano ai loro desideri e ora vengono sollevate in alto, ora sprofondate nell'abisso […]?
Seneca - de Vita Beata XXVIII
Seneca - de Vita Beata XXVIII
Le Promesse della Virtù
1. Dunque la vera felicità è posta nella virtù. A che cosa ti induce questa virtù? A non ritenere bene o male qualcosa che sia in relazione, rispettivamente, con la virtù e con la malvagità; inoltre, a essere saldo contro il male e fedele al bene, in modo da essere immagine di Dio, nei limiti del lecito. 2. Che cosa ti promette in cambio di questa impresa? Premi grandi e degni di un dio: non ti costringerà a nulla, non ti mancherà nulla, sarai libero, al sicuro e indenne; non tenterai nulla inutilmente, non sarai per nulla ostacolato; tutto procederà secondo i tuoi piani, non accadrà nulla di sfavorevole, nulla contro i tuoi intenti e la tua volontà. 3. "E che dunque? Basta la virtù per vivere felicemente?" Perché quella, perfetta e divina, non dovrebbe essere sufficiente, anzi, essere più che sufficiente? Che cosa, infatti, può desiderare chi è estraneo al desiderio di ogni cosa? Di cosa può aver bisogno dall'esterno chi ha raccolto tutto in se stesso? Ma chi aspira alla virtù, anche se è andato molto avanti nel cammino, necessita di un po' di indulgenza da parte della sorte, almeno fino a quando deve affrontare le debolezze umane, e fino a che non scioglie ogni sorta di vincolo che lo lega alla condizione mortale. Dunque, che differenza c'è? Il fatto che alcuni sono ben legati, serrati, perfino incatenati da più parti; l'uomo, invece, che ha puntato e si è spinto più in alto, trascina la catena allentata, non ancora libero, ma come se già lo fosse.
Seneca, De vita Beata - XVI
Seneca, De vita Beata - XVI
Saturday 30 July 2011
In Regno nati sumus: deo parere libertas est.
Qualsiasi cosa si debba sopportare dall'ordine costituito dell'universo, venga affrontata con grande coraggio: siamo stati chiamati a questo giuramento, a resistere di fronte alle debolezze mortali e a non essere sconvolti da tutto ciò che non possiamo evitare. Siamo nati sotto una monarchia: la libertà consiste nell'obbedire a Dio.
Seneca, De vita Beata. XV §7
Seneca, De vita Beata. XV §7
Sunday 3 July 2011
Scelte e Rinuncie
Ogni scelta ha un rovescio, cioè una rinuncia. Così non c'è differenza tra l'atto di scegliere e l'atto di rinunciare.
Italo Calvino.
La taverna dei destini incrociati. 1973.
Italo Calvino.
La taverna dei destini incrociati. 1973.
Sunday 12 June 2011
suspense
Suspense — is Hostiler than Death —
Death — tho'soever Broad,
Is Just Death, and cannot increase —
Suspense — does not conclude —
But perishes — to live anew —
But just anew to die —
Annihilation — plated fresh
With Immortality —
Death — tho'soever Broad,
Is Just Death, and cannot increase —
Suspense — does not conclude —
But perishes — to live anew —
But just anew to die —
Annihilation — plated fresh
With Immortality —
Sunday 10 April 2011
Reluctance
Out through the fields and the woods And over the walls I have wended; I have climbed the hills of view And looked at the world, and descended; I have come by the highway home, And lo, it is ended. The leaves are all dead on the ground, Save those that the oak is keeping To ravel them one by one And let them go scraping and creeping Out over the crusted snow, When others are sleeping. And the dead leaves lie huddled and still, No longer blown hither and thither; The last long aster is gone; The flowers of the witch-hazel wither; The heart is still aching to seek, But the feet question 'Whither?' Ah, when to the heart of man Was it ever less than a treason To go with the drift of things, To yield with a grace to reason, And bow and accept the end
Of a love or a season?
Robert Frost
Thursday 7 April 2011
Forever
Forever — is composed of Nows —
'Tis not a different time —
Except for Infiniteness —
And Latitude of Home —
From this — experienced Here —
Remove the Dates — to These —
Let Months dissolve in further Months —
And Years — exhale in Years —
Without Debate — or Pause —
Or Celebrated Days —
No different Our Years would be
From Anno Domini's —
'Tis not a different time —
Except for Infiniteness —
And Latitude of Home —
From this — experienced Here —
Remove the Dates — to These —
Let Months dissolve in further Months —
And Years — exhale in Years —
Without Debate — or Pause —
Or Celebrated Days —
No different Our Years would be
From Anno Domini's —
Emily Dickinson
Tuesday 5 April 2011
Devotion
The heart can think of no devotion
Greater than being shore to the ocean--
Holding the curve of one position,
Counting an endless repetition.
Greater than being shore to the ocean--
Holding the curve of one position,
Counting an endless repetition.
Robert Frost
Tuesday 15 March 2011
Vorrei potere anch'io
Vorrei potere anch'io
passero amore dell'amore mio
divertirmi con te come fa lei
e sviare le tristezze del mio cuore!
Il desiderio mio di luce
con te gioca, ti tiene in seno
ti vuole sulla punta del ditino
ti eccita a dargli forti beccate
e così attratta è da questo suo gioco
da trovarci sollievo al suo dolore
al suo terribile fuoco una strana frescura!
passero amore dell'amore mio
divertirmi con te come fa lei
e sviare le tristezze del mio cuore!
Il desiderio mio di luce
con te gioca, ti tiene in seno
ti vuole sulla punta del ditino
ti eccita a dargli forti beccate
e così attratta è da questo suo gioco
da trovarci sollievo al suo dolore
al suo terribile fuoco una strana frescura!
Gaio Valerio Catullo
Saturday 5 March 2011
A Silvia
Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d’intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
stanze, e le vie d’intorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?
Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dì festivi
ragionavan d’amore.
Anche perìa fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negaro i fati
la giovinezza. Ahi come,
come passata sei,
cara compagna dell’età mia nova,
mia lacrimata speme!
Questo è il mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte delle umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.
Sunday 27 February 2011
Consolazione alla madre Elvia.
...
...
Tutto ciò che l'uomo ha di più nobile sta al fuori dell'umano potere, e non può essere dato né tolto. Questo universo, del quale la natura non generò nulla di più grande e di più bello, e l'animo che lo contempla e lo ammira, e ne è in pari tempo la parte più splendida, sono beni perennemente nostri, e destinati a rimanere con noi finché noi rimarremo. Dunque affrettiamoci, spediti e intrepidi, con passo sicuro, ovunque le circostanze ci conducano, percorriamo fiduciosi qualunque terra: non si può trovare un luogo d'esilio all'interno dell'universo, perché nulla di ciò che è all'interno dell'universo è estraneo all'uomo. Ovunque si può allo stesso modo elevare lo sguardo al cielo, con uguale distanza tutti gli esseri divini si distaccano da tutti gli esseri umani. Dunque, purché i miei occhi non siano distolti dalla meraviglia di cui non sanno saziarsi, purché mi sia concesso di contemplare il sole e la luna e fissare lo sguardo sugli altri corpi celesti, e indagare il loro sorgere e il loro tramontare, e i loro cicli e le origini del loro moto, e contemplare le tante stelle che scintillano sulla volta notturna, alcune immobili, altre circoscritte entro uno spazio limitato, prese ed avvolte nella propria rotazione, alcune pronte a dischiudersi d'improvviso, altre capaci di abbagliare lo sguardo con la loro ardente scia, come se cadessero, o levate a volo per lungo tratto con intensa luce - fin tanto che io mi trovi fra queste meraviglie, e possa avere contatto, per quanto è possibile a un uomo, con gli esseri celesti, finché avrò l'animo sempre proteso verso le sublimi altezze, anelante alla visione di quegli esseri che hanno la sua stessa semenza, che cosa importa quale suolo calpesto?
Seneca
Saturday 26 February 2011
Yacen aquí los huesos sepultados
De una amistad que al mundo será una,
O ya para experiencia de fortuna
O ya para escarmiento de cuidados.
Nació entre pensamientos, aunque honrados,
Grave al amor, a muchos importuna;
Tanto que la mataron en la cuna
Ojos de invidia y de ponzoña armados.
Breve urna los sella como huesos,
Al fin, de malograda criatura,
Pero versos los honran inmortales,
Que vivirán en el sepulcro impresos,
Siendo la piedra Felixmena dura,
Daliso el escultor, cincel sus males.
De una amistad que al mundo será una,
O ya para experiencia de fortuna
O ya para escarmiento de cuidados.
Nació entre pensamientos, aunque honrados,
Grave al amor, a muchos importuna;
Tanto que la mataron en la cuna
Ojos de invidia y de ponzoña armados.
Breve urna los sella como huesos,
Al fin, de malograda criatura,
Pero versos los honran inmortales,
Que vivirán en el sepulcro impresos,
Siendo la piedra Felixmena dura,
Daliso el escultor, cincel sus males.
Luís de Góngora y Argote, 1600
culpa intrinseca existentia humana
In Praise of Feeling Bad About Yourself
The buzzard never says it is to blame.
The panther wouldn't know what scruples mean.
When the piranha strikes, it feels no shame.
If snakes had hands, they'd claim their hands were clean.
A jackal doesn't understand remorse.
Lions and lice don't waver in their course.
Why should they, when they know they're right?
Though hearts of killer whales may weigh a ton,
in every other way they're light.
On this third planet of the sun
among the signs of bestiality
a clear conscience is Number One.
--
El ratonero no tiene nada que reprocharse.
Los escrúpulos le son ajenos a la pantera negra.
No dudan de lo apropiado de sus actos las pirañas.
El crótalo se acepta sin complejos a sí mismo.
No existe un chacal autocrítico.
El tábano, la langosta, la tenia y el caimán
viven como viven y así están satisfechos.
Cien kilos pesa el corazón de la orca,
pero en otro sentido es ligero.
No hay nada más bestial
que una conciencia limpia
en el tercer planeta del sol.
--
Eloge de la mauvaise opinion de soi
Le busard n'a strictement rien à se reprocher.
Les scrupules sont étrangers à la panthère.
Les piranhas ne doutent jamais de leurs actions.
Le serpent à sonettes s'approuve sans réserve.
Personne n'a jamais vu un chacal repenti.
La sauterelle, l'alligator, la trichine et le taon
vivent bien comme ils vivent, et en sont très contents.
Un cœur d'orque pèse bien cent kilogrammes
mais sous tout autre aspect demeure fort léger.
Quoi de plus animal
que la conscience tranquille
sur la troisième planète du Soleil.
The buzzard never says it is to blame.
The panther wouldn't know what scruples mean.
When the piranha strikes, it feels no shame.
If snakes had hands, they'd claim their hands were clean.
A jackal doesn't understand remorse.
Lions and lice don't waver in their course.
Why should they, when they know they're right?
Though hearts of killer whales may weigh a ton,
in every other way they're light.
On this third planet of the sun
among the signs of bestiality
a clear conscience is Number One.
--
El ratonero no tiene nada que reprocharse.
Los escrúpulos le son ajenos a la pantera negra.
No dudan de lo apropiado de sus actos las pirañas.
El crótalo se acepta sin complejos a sí mismo.
No existe un chacal autocrítico.
El tábano, la langosta, la tenia y el caimán
viven como viven y así están satisfechos.
Cien kilos pesa el corazón de la orca,
pero en otro sentido es ligero.
No hay nada más bestial
que una conciencia limpia
en el tercer planeta del sol.
--
Eloge de la mauvaise opinion de soi
Le busard n'a strictement rien à se reprocher.
Les scrupules sont étrangers à la panthère.
Les piranhas ne doutent jamais de leurs actions.
Le serpent à sonettes s'approuve sans réserve.
Personne n'a jamais vu un chacal repenti.
La sauterelle, l'alligator, la trichine et le taon
vivent bien comme ils vivent, et en sont très contents.
Un cœur d'orque pèse bien cent kilogrammes
mais sous tout autre aspect demeure fort léger.
Quoi de plus animal
que la conscience tranquille
sur la troisième planète du Soleil.
Wislawa Szymborska
Dejadme llorar.
La más bella niña
De nuestro lugar,
Hoy viuda y sola
Y ayer por casar,
Viendo que sus ojos
A la guerra van,
A su madre dice,
Que escucha su mal:
Dejadme llorar
Orillas del mar.
Pues me distes, madre,
En tan tierna edad
Tan corto el placer,
Tan largo el pesar,
Y me cautivastes
De quien hoy se va
Y lleva las llaves
De mi libertad,
Dejadme llorar
Orillas del mar.
En llorar conviertan
Mis ojos, de hoy más,
El sabroso oficio
Del dulce mirar,
Pues que no se pueden
Mejor ocupar,
Yéndose a la guerra
Quien era mi paz,
Dejadme llorar
Orillas del mar.
No me pongáis freno
Ni queráis culpar,
Que lo uno es justo,
Lo otro por demás.
Si me queréis bien,
No me hagáis mal;
Harto peor fuera
Morir y callar,
Dejadme llorar
Orillas del mar.
Dulce madre mía,
¿Quién no llorará,
Aunque tenga el pecho
Como un pedernal,
Y no dará voces
Viendo marchitar
Los más verdes años
De mi mocedad?
Dejadme llorar
Orillas del mar.
Váyanse las noches,
Pues ido se han
Los ojos que hacían
Los míos velar;
Váyanse, y no vean
Tanta soledad,
Después que en mi lecho
Sobra la mitad.
Dejadme llorar
Orillas del mar.
Luís de Góngora y Argote - 1580
Ricardo Broschi - Nave in mezzo al mare.
Son qual nave ch'agitata
da piu scogli in mezzo all'onde
si confonde e spaventata
va sol cando in alto mar
Ma in veder l'amato
lido lascia l'onde,
e il vento infido
e va in porto a riposar.
Ricardo Broschi
Soneto sin nombre.
Sigo, silencio, tu estrellado manto,
de transparentes lumbres guarnecido,
enemiga del Sol esclarecido,
ave noturna de agorero canto.
de transparentes lumbres guarnecido,
enemiga del Sol esclarecido,
ave noturna de agorero canto.
El falso mago Amor, con el encanto
de palabras quebradas por olvido,
convirtió mi razón y mi sentido,
mi cuerpo no, por deshacelle en llanto.
de palabras quebradas por olvido,
convirtió mi razón y mi sentido,
mi cuerpo no, por deshacelle en llanto.
Tú, que sabes mi mal, y tú, que fuiste
la ocasión principal de mi tormento,
por quien fuí venturoso y desdichado,
la ocasión principal de mi tormento,
por quien fuí venturoso y desdichado,
oye tú solo mi dolor, que al triste
a quien persigue cielo violento,
no le está bien que sepa su cuidado.
a quien persigue cielo violento,
no le está bien que sepa su cuidado.
Francisco de la Torre.
La primera vez que vio la mar
¡Válate Dios, el charco, el que provocas
con verte a helar el alma de las venas,
Adán de tirubones y ballenas,
almejas viles y estupendas focas!
con verte a helar el alma de las venas,
Adán de tirubones y ballenas,
almejas viles y estupendas focas!
Cerúleo sorbedor por tantas bocas
de más naves que vio tu centro arenas;
teatro en quien oyó trágicas scenas,
sentada la Fortuna entre estas rocas.
de más naves que vio tu centro arenas;
teatro en quien oyó trágicas scenas,
sentada la Fortuna entre estas rocas.
Tú, que enseñaste al Draque, a Magallanes
lo más estrecho de tu campo oblico,
a pesar de sirenas y caimanes,
lo más estrecho de tu campo oblico,
a pesar de sirenas y caimanes,
en España nací con solo el pico,
cansado estoy de trajinar desvanes,
dime, ¿por dónde van a Puerto Rico?
cansado estoy de trajinar desvanes,
dime, ¿por dónde van a Puerto Rico?
Lope de Vega
A moment of sincerity.
---
I like a look of Agony,
Because I know it's true —
Men do not sham Convulsion,
Nor simulate, a Throe —
The Eyes glaze once — and that is Death —
Impossible to feign
The Beads upon the Forehead
By homely Anguish strung.
Emily Dickinson
Versos Íntimos
Vês! Ninguém assistiu ao formidável
Enterro de tua última quimera.
Somente a Ingratidão - esta pantera -
Foi tua companheira inseparável!
Acostuma-te à lama que te espera!
O Homem, que, nesta terra miserável,
Mora, entre feras, sente inevitável
Necessidade de também ser fera.
Toma um fósforo. Acende teu cigarro!
O beijo, amigo, é a véspera do escarro,
A mão que afaga é a mesma que apedreja.
Se a alguém causa inda pena a tua chaga,
Apedreja essa mão vil que te afaga,
Escarra nessa boca que te beija!
Enterro de tua última quimera.
Somente a Ingratidão - esta pantera -
Foi tua companheira inseparável!
Acostuma-te à lama que te espera!
O Homem, que, nesta terra miserável,
Mora, entre feras, sente inevitável
Necessidade de também ser fera.
Toma um fósforo. Acende teu cigarro!
O beijo, amigo, é a véspera do escarro,
A mão que afaga é a mesma que apedreja.
Se a alguém causa inda pena a tua chaga,
Apedreja essa mão vil que te afaga,
Escarra nessa boca que te beija!
Augusto dos Anjos
Wednesday 23 February 2011
Les vitraux de l'église de Combray.
L'un était rempli dans toute sa grandeur par un seul personnage pareil à un Roi de jeu de cartes, qui vivait là-haut, sous un dais architectural, entre ciel et terre ...
... dans un autre une montagne de neige rose, au pied de laquelle se livrait un combat, semblait avoir givré à même la verrière qu'elle boursouflait de son trouble grésil comme une vitre à laquelle il serait resté des flocons, mais des flocons éclairés par quelque aurore (par la même sans doute qui empourprait le retable de l'autel de tons si frais qu'ils semblaient plutôt posés là momentanément par une lueur du dehors prête à s'évanouir que par les couleurs attachées à jamais à la pierre); et tous étaient si anciens qu'on voyait çà et là leur vieillesse argentée étinceler de la poussière des siècles et montrer brillante et usée jusqu'à la corde la trame de leur douce tapisserie en verre.
Il y en avait un qui était un haut compartiment divisé en une centaine de petits vitraux rectangulaires où dominait le bleu, comme un grand jeu de cartes pareil à ceux qui devaient distraire le roi Charles VI; mais soit qu'un rayon eût brillé, soit que mon regard en bougeant eût promené à travers la verrière tour à tour éteinte et rallumée, un mouvant et précieux incendie, l'instant d'après elle avait pris l'éclat changeant d'une traîne de paon, puis elle tremblait et ondulait en une pluie flamboyante et fantastique qui dégouttait du haut de la voûte sombre et rocheuse, le long des parois humides, comme si c'était dans la nef de quelque grotte irisée de sinueuses stalactites que je suivais mes parents, qui portaient leur paroissien ; un instant après les petits vitraux en losange avaient pris la transparence profonde, l'infrangible dureté de saphirs qui eussent été juxtaposés sur quelque immense pectoral, mais derrière lesquels on sentait, plus aimé que toutes ces richesses, un sourire momentané de soleil ; il était aussi reconnaissable dans le flot bleu et doux dont il baignait les pierreries que sur le pavé de la place ou de la paille du marché ; et, même à nos premiers dimanches quand nous étions arrivés avant Pâques, il me consolait que la terre fût encore nue et noire, en faisant épanouir, comme en un printemps historique et qui datait des successeurs de Saint Louis, ce tapis éblouissant et doré de myosotis en verre.
... dans un autre une montagne de neige rose, au pied de laquelle se livrait un combat, semblait avoir givré à même la verrière qu'elle boursouflait de son trouble grésil comme une vitre à laquelle il serait resté des flocons, mais des flocons éclairés par quelque aurore (par la même sans doute qui empourprait le retable de l'autel de tons si frais qu'ils semblaient plutôt posés là momentanément par une lueur du dehors prête à s'évanouir que par les couleurs attachées à jamais à la pierre); et tous étaient si anciens qu'on voyait çà et là leur vieillesse argentée étinceler de la poussière des siècles et montrer brillante et usée jusqu'à la corde la trame de leur douce tapisserie en verre.
Il y en avait un qui était un haut compartiment divisé en une centaine de petits vitraux rectangulaires où dominait le bleu, comme un grand jeu de cartes pareil à ceux qui devaient distraire le roi Charles VI; mais soit qu'un rayon eût brillé, soit que mon regard en bougeant eût promené à travers la verrière tour à tour éteinte et rallumée, un mouvant et précieux incendie, l'instant d'après elle avait pris l'éclat changeant d'une traîne de paon, puis elle tremblait et ondulait en une pluie flamboyante et fantastique qui dégouttait du haut de la voûte sombre et rocheuse, le long des parois humides, comme si c'était dans la nef de quelque grotte irisée de sinueuses stalactites que je suivais mes parents, qui portaient leur paroissien ; un instant après les petits vitraux en losange avaient pris la transparence profonde, l'infrangible dureté de saphirs qui eussent été juxtaposés sur quelque immense pectoral, mais derrière lesquels on sentait, plus aimé que toutes ces richesses, un sourire momentané de soleil ; il était aussi reconnaissable dans le flot bleu et doux dont il baignait les pierreries que sur le pavé de la place ou de la paille du marché ; et, même à nos premiers dimanches quand nous étions arrivés avant Pâques, il me consolait que la terre fût encore nue et noire, en faisant épanouir, comme en un printemps historique et qui datait des successeurs de Saint Louis, ce tapis éblouissant et doré de myosotis en verre.
- Combray -
Marcel Proust.
El destino de Manuela
No te arrimes a los zarzales,
Los zarzales tienen púas.
Y rompen los delantales.
Y en esta tabacalera
Las hay malas, las hay buenas
Y en esta tabacalera
Las hay más zorras que buenas
Y en esta tabacalera.
No te metas con la Carmen, con la Carmen no te metas
La Carmen tiene un cuchillo para el que se meta con ella.
No te arrimes a los zarzales
Los zarzales tienen púas
Y rompen los delantales.
Los zarzales tienen púas.
Y rompen los delantales.
Y en esta tabacalera
Las hay malas, las hay buenas
Y en esta tabacalera
Las hay más zorras que buenas
Y en esta tabacalera.
No te metas con la Carmen, con la Carmen no te metas
La Carmen tiene un cuchillo para el que se meta con ella.
No te arrimes a los zarzales
Los zarzales tienen púas
Y rompen los delantales.
Tuesday 22 February 2011
On April 16, 1862.
I do not cease to feel deeply moved by Emily Dickinson's letters.
---
http://www.theatlantic.com/past/docs/unbound/poetry/emilyd/edletter.htm
---
On April 16, 1862, I took from the post office in Worcester, Mass., where I was then living, the following letter:--
MR. HIGGINSON,
-- Are you too deeply occupied to say if my verse is alive?
The mind is so near itself it cannot see distinctly, and I have none to ask.
Should you think it breathed, and had you the leisure to tell me, I should feel quick gratitude.
If I make the mistake, that you dared to tell me would give me sincerer honor toward you.
I inclose my name, asking you, if you please, sir, to tell me what is true?
That you will not betray me it is needless to ask, since honor is its own pawn.
http://www.theatlantic.com/past/docs/unbound/poetry/emilyd/edletter.htm
The night has a thousand eyes.
THE NIGHT has a thousand eyes,
And the day but one;
Yet the light of the bright world dies
With the dying sun.
The mind has a thousand eyes,
And the heart but one;
Yet the light of a whole life dies
When love is done.
And the day but one;
Yet the light of the bright world dies
With the dying sun.
The mind has a thousand eyes,
And the heart but one;
Yet the light of a whole life dies
When love is done.
Francis William Bourdillon (b. 1852)
Causerie
Vous êtes un beau ciel d'automne, clair et rose!
Mais la tristesse en moi monte comme la mer,
Et laisse, en refluant, sur ma lèvre morose
Le souvenir cuisant de son limon amer.
— Ta main se glisse en vain sur mon sein qui se pâme;
Ce qu'elle cherche, amie, est un lieu saccagé
Par la griffe et la dent féroce de la femme.
Ne cherchez plus mon coeur; les bêtes l'ont mangé.
Mon coeur est un palais flétri par la cohue;
On s'y soûle, on s'y tue, on s'y prend aux cheveux!
— Un parfum nage autour de votre gorge nue!...
Ô Beauté, dur fléau des âmes, tu le veux!
Avec tes yeux de feu, brillants comme des fêtes,
Calcine ces lambeaux qu'ont épargnés les bêtes!
Mais la tristesse en moi monte comme la mer,
Et laisse, en refluant, sur ma lèvre morose
Le souvenir cuisant de son limon amer.
— Ta main se glisse en vain sur mon sein qui se pâme;
Ce qu'elle cherche, amie, est un lieu saccagé
Par la griffe et la dent féroce de la femme.
Ne cherchez plus mon coeur; les bêtes l'ont mangé.
Mon coeur est un palais flétri par la cohue;
On s'y soûle, on s'y tue, on s'y prend aux cheveux!
— Un parfum nage autour de votre gorge nue!...
Ô Beauté, dur fléau des âmes, tu le veux!
Avec tes yeux de feu, brillants comme des fêtes,
Calcine ces lambeaux qu'ont épargnés les bêtes!
Charles Beaudelaire.
A Marcia
Nulla è certo, se non ciò che è passato.
Nessuno l'avrebbe accetata [la vita], se non ci fosse stata data senza che lo sapessimo.
Dunque se la condizione più felice è non nascere, le è prissima, credo, il tornare presto, consumata una breve esistenza, a quel nulla che è l'origine prima.
Il fuoco, quanto più fulgido arse tanto più rapidamente se estingue.
L'eccessiva maturità è indizio dell'imminente rovina.
Nessuno l'avrebbe accetata [la vita], se non ci fosse stata data senza che lo sapessimo.
Dunque se la condizione più felice è non nascere, le è prissima, credo, il tornare presto, consumata una breve esistenza, a quel nulla che è l'origine prima.
Il fuoco, quanto più fulgido arse tanto più rapidamente se estingue.
L'eccessiva maturità è indizio dell'imminente rovina.
Seneca.
Campana
Bordón
En la torre
amarilla,
dobla una campana.
Sobre el viento
amarillo,
se abren las campanadas.
En la torre
amarilla,
Cesa la campana.
El viento con el polvo
hace proras de plata.
Federico García Lorca.
A Antonio Mairena, Cantador de Flamenco
Existir como quem se arrisca
Como nesse cante em que se atira,
Cantador no alto do mastro
Por sua voz mesma levantado,
Só se tem enquanto a voz tensa
Na medida em que sempre cresça,
Ele não pode qualquer falha
Sem que deste mastro não caia,
Nesse mastro por sua voz criado
Que só pode ser no mais alto,
Pois que ao descuido de um instante
Cairia do alto de seu cante.
Como nesse cante em que se atira,
Cantador no alto do mastro
Por sua voz mesma levantado,
Só se tem enquanto a voz tensa
Na medida em que sempre cresça,
Ele não pode qualquer falha
Sem que deste mastro não caia,
Nesse mastro por sua voz criado
Que só pode ser no mais alto,
Pois que ao descuido de um instante
Cairia do alto de seu cante.
João Cabral de Mello Neto.
Nocturnos de la Ventana
1
Alta va la luna. Bajo corre el viento.
(Mis largas miradas,
exploran el cielo.)
Luna sobre el agua.
Luna bajo el viento.
(Mis cortas miradas,
exploran el suelo.)
Las voces de dos niñas
venían. Sin esfuerzo,
de la luna del agua,
me fui a la del cielo.
2
Un brazo de la noche entra por mi ventana.
Un gran brazo moreno
con pulseras de agua.
Sobre un cristal azul
jugaba al río mi alma.
Los instantes heridos
por el reloj... pasaban.
3
Asomo la cabeza por mi ventana, y veo
cómo quiere cortarla
la cuchilla del viento.
En esta guillotina
invisible, yo he puesto
la cabeza sin ojos
de todos mis deseos.
Y un olor de limón
llenó el instante inmenso,
mientras se convertía
en flor de gasa el viento.
4
Al estanque se le ha muerto hoy una niña de agua.
Está fuera del estanque,
sobre el suelo amortajada.
De la cabeza a sus muslos
un pez la cruza, llamándola.
El viento le dice "niña",
mas no puede despertarla.
El estanque tiene suelta
su cabellera de algas
y al aire sus grises tetas
estremecidas de ranas.
Dios te salve. Rezaremos
a Nuestra Señora de Agua
por la niña del estanque
muerta bajo las manzanas.
Yo luego pondré a su lado
dos pequeñas calabazas
para que se tenga a flote,
¡ay!, sobre la mar salada.
Alma Ausente
No te conoce el toro ni la higuera,
ni caballos ni hormigas de tu casa.
No te conoce el niño ni la tarde
porque te has muerto para siempre.
No te conoce el lomo de la piedra,
ni el raso negro donde te destrozas.
No te conoce tu recuerdo mudo
porque te has muerto para siempre.
El otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y monjes agrupados,
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre.
Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.
No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.
La madurez insigne de tu conocimiento.
Tu apetencia de muerte y el gusto de tu boca.
La tristeza que tuvo tu valiente alegría.
Tardará mucho tiempo en nacer, si es que nace,
un andaluz tan claro, tan rico de aventura.
Yo canto su elegancia con palabras que gimen
y recuerdo una brisa triste por los olivos.
ni caballos ni hormigas de tu casa.
No te conoce el niño ni la tarde
porque te has muerto para siempre.
No te conoce el lomo de la piedra,
ni el raso negro donde te destrozas.
No te conoce tu recuerdo mudo
porque te has muerto para siempre.
El otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y monjes agrupados,
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre.
Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.
No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.
La madurez insigne de tu conocimiento.
Tu apetencia de muerte y el gusto de tu boca.
La tristeza que tuvo tu valiente alegría.
Tardará mucho tiempo en nacer, si es que nace,
un andaluz tan claro, tan rico de aventura.
Yo canto su elegancia con palabras que gimen
y recuerdo una brisa triste por los olivos.
Sunday 13 February 2011
Suspense
Suspense --- is Hostiler than Death
Death --- tho'soever Broad,
Is just Death, and can not increase ---
Suspense --- does not conclude ---
But perishes --- to live anew ---
But just anew to die ---
Annihilation --- plated fresh
With Immortality.
Emily Dickinson, 1863.
Death --- tho'soever Broad,
Is just Death, and can not increase ---
Suspense --- does not conclude ---
But perishes --- to live anew ---
But just anew to die ---
Annihilation --- plated fresh
With Immortality.
Emily Dickinson, 1863.
Subscribe to:
Posts (Atom)